Solitamente presento l’argomento con una lezione frontale; inizio ponendo un problema da risolvere agli alunni: chiedo loro se pensano che io (che sono piuttosto minuta) possa riuscire a sollevare un compagno di classe (nomino un alunno più grande di me). A questo punto ascolto le ipotesi degli alunni e schematizzo alla lavagna gli eventuali apporti positivi. In seguito presento o individuo tra gli oggetti appartenenti agli alunni, alcuni oggetti di uso quotidiano (es. forbici o pinze), che sono delle leve e dopo aver fatto osservare agli alunni il loro funzionamento e le parti costituenti (fulcro, bracci, potenza/forza motrice, resistenza/forza resistente) disegno lo schema alla lavagna e scrivo il teorema dei momenti. Insieme agli alunni eseguo degli esercizi in classe e ne assegno altri per casa.
Con l’approccio flipped, invece, i ragazzi incuriositi dalla sfida cognitiva sono stimolati alla soluzione e all’apprendimento di metodi risolutivi da soli, senza alcun aiuto da parte mia inizialmente, quindi in modo attivo e non trasmissivo di nozioni. L’uso di risorse audiovisive presenta un elemento molto attrattivo per gli alunni e l’impostazione dell’attività in aula con lavori di gruppo permette ad ogni studente di costruire attivamente insieme agli altri la propria conoscenza. In questo modo al centro dell’azione didattica più che i contenuti, vi sono i processi di apprendimento: la motivazione,la capacità di analisi, la capacità di collaborare. La formula arriva alla fine dopo aver compreso il concetto principale ed averlo anche sperimentato direttamente con l’esercitazione laboratoriale. Il mio ruolo diventa quello del moderatore e orientatore in questi percorsi di apprendimento.