L’UdA viene introdotta con la richiesta di rispondere ad un quesito relativo ad un caso assai familiare a tutti i ragazzi e facente parte del loro mondo dei divertimenti, quindi in una maniera che si ritiene possa incuriosirli. Prima della lezione vera e propria, gli allievi vengono coinvolti con una sperimentazione dall’aspetto ludico; in questa attività, al fine di cercare di rispondere al quesito iniziale i ragazzi dovranno mettere in campo non solo le loro abilità pratiche ma anche quelle analitiche e creative. La sperimentazione consente quindi di indagare e sviluppare i diversi tipi di intelligenza teorizzati da Sternberg; inoltre, con essa si fa applicare ai ragazzi il metodo scientifico, che consente in maniera induttiva di formulare delle teorie sulla base dei risultati delle osservazioni effettuate. Sulla scia del pensiero di Dewey, l’attività di sperimentazione e il successivo dibattito hanno lo scopo di rendere i ragazzi parte attiva del processo di apprendimento; per lo stesso motivo le indicazioni fornite dal docente sono volutamente limitate, volendo evitare di porre l’alunno in una condizione di passività. Quest’ultimo caso si verifica sempre quando in una lezione frontale il docente spiega un argomento limitandosi a trasmettere informazioni senza strategia alcuna di coinvolgimento diretto degli allievi; ciò vale soprattutto per argomenti di difficile comprensione o avvertiti dagli alunni come noiosi. Anche quando si fa ricorso alla lezione frontale, sono comunque molteplici le strategie di coinvolgimento dei ragazzi a disposizione dell’insegnante: per citarne qualcuna fra quelle individuate da King, chiedere agli studenti di pensare a degli esempi del concetto spiegato, chiedere al singolo studente di riflettere su una questione emersa nel corso della spiegazione per poi discuterla in coppia con un compagno, far realizzare una mappa concettuale, far disegnare un diagramma di flusso di un processo, far lavorare i ragazzi in coppie nelle quali uno riassume quanto spiegato dal docente e l’altro corregge, chiedere agli allievi di pensare individualmente ad un problema reale relativo ad un concetto – fare a cambio con un compagno – risolvere il problema del compagno.
Ho dato notevole spazio al lavoro di gruppo in quanto esso consente in generale di attivare nell’allievo delle dimensioni che nella didattica frontale sono solitamente assenti: oltre alla partecipazione al processo di apprendimento, anche la condivisione delle proprie idee, la riflessione sul significato delle proprie azioni, la responsabilità rispetto al proprio contributo nell’attività di gruppo. Ciò vale sia per l’attività di sperimentazione, sia per il confronto fra pari da sviluppare in aula.
In pratica, ho cercato di mettere in moto un processo di apprendimento più “spontaneo”, caratterizzandolo con elementi appartenenti all’apprendimento di tipo informale: l’interesse, la prova attiva, la contestualizzazione, la socialità.
Come osservazione finale, Kahoot è fuor di dubbio un ottimo strumento di attivazione e coinvolgimento degli allievi, grazie al meccanismo della gara interattiva fra pari; il quiz con kahoot potrebbe essere progettato come parte di un vero e proprio torneo (ad esempio, un quiz somministrato a valle di ogni UdA), in modo da stimolare la motivazione dei ragazzi, magari anche con dei premi finali. Trovo molto interessante a proposito della competizione fra pari il modello TGT, che credo possa essere applicato alle classi terze della scuola secondaria di primo grado opportunamente calibrato nella durata e nella frequenza dei tornei.